Campi vuoti pieni di cadaveri:
questo è ciò che vedi…
urla di rabbia e penosi lamenti:
questo è ciò che senti…
tanfo di paura e puzzo di morte:
questo è ciò che odori…
bile e sangue in bocca:
questo è ciò che gusti…
legno duro e acciaio lucido:
questo è ciò che tocchi…
Padrone del campo! Finalmente!
… eppure soffri …
… dopo la battaglia…
Stanchezza e delusione,
sebbene vittorioso,
opprimono come montagne…
Spalle curve reggono
il fulmine della battaglia,
pesante e viscido creatore di vedove,
e lo scudo ammaccato e lordato.
Fronte e braccia coperte di rosso,
capelli unti, gambe tremanti,
e l’occhio pesto; con sguardo spento
cerchi l’ombra dell’amico fraterno…
è toccata a lui stavolta, cattiva sorte?
E’ arrivata per lui l’ora
di guardare in faccia il Fato?
Dolore ad ogni passo,
senza requie alcuna.
Il nemico in fuga…
o morente…
Torni al campo, eroe!
Così pochi???
Bramando l’inebriante conforto del vino
bevi per scordare la testa spiccata dal collo,
ma non v’è abbastanza uva al mondo
per cancellare lo sguardo infinito
carico di terrore che ti lanciò,
muto rimprovero alla tua bravura…
Dell’amico nessuna traccia…
Vagando per l’inferno in terra
infine lo trovi…
agonizzante…
implorante la morte...
… e in una lacrima diventi Fato…
Francesco Vitellini
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