27 maggio 2013

Coacervo emozionale

Animo occhi impazziti nel percepire tutto ciò che mi sta intorno.
Badate bene però, non parlo di ciò che è chiaramente visibile bensì di quel che più semplicemente è percepibile.
Così guardo quella donna col viso segnato dal tempo e dal dolore,  intuendone le difficoltà emotive, forse legate a passate relazioni affettive.
Osservo quel bambino che viene tenuto per mano e comprendo la sua innocente e sincera eccitazione per la crescita.
Squadro dalla testa ai piedi quell’anziano col sacchetto della spesa, gli occhi spenti e la postura rivolta verso il basso, che mi fa intuire quanto pesi a quella persona non aver ottenuto la dovuta gratificazione alle fatiche della vita cui si è giocoforza sottoposto.
Ogni tanto poi mi capita di fermarmi, spaventato dalla dea Supponenza, che mi osserva con occhi vitrei e minaccia di entrare a far parte di te quando meno me lo aspetto.
E così, con tutta la volontà di cui sono in possesso la rifiuto, la respingo, in qualche modo mi convinco di non esser spinto da desideri di stampo megalomane e pretenzioso, ma dal più semplice e modesto “placido osservare”, non do adito a giudizi morali e mi mantengo piuttosto in equilibrio sul sottile filo dell’onesta constatazione.
E nel momento in cui mi ritrovo ad elaborare questi pensieri, continuando ad osservare tutti coloro che mi passano attorno ma con l’intuizione mutata dai miei pseudo ragionamenti, capisco di essere io quello che viene realmente osservato.
E’ una percezione orribile, decine di occhi assenti mi guardano ogni giorno, senza emettere alcun tipo di intuizione ma solo orribili lacrime chiare, brillanti, cariche di sentimento e di amaro dolore
E nel mio raggio visivo limitato dall’impossibilità di muovere la testa, riesco solo parzialmente ad osservare l’uomo in camice bianco che si avvicina alla mia destra catalizzando l’attenzione degli astanti.
Credo di udire un click. Poi, il buio.


Andrea Bidin

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