27 luglio 2010

Qualis artifex peris!

Rivoltanti e involute circonvoluzioni
escono dalle tue mani, scribacchino.
A nulla sospira il cuore di fango
che ti si agita in petto, arrogante.
Tenti la via altisonante ma scopri
che dono di versi non t’è dato.
E dunque d’industri ad elevar registri
ch’al picciol parlare dian splendore.
Ricerchi l’astruso ad ogni costo,
e significante uccide significato.
Forma non v’è che non adoperi
onde violare l’orecchio altrui.
Cerchi il plauso del nulla che legge,
com’acqua chi vaga nel deserto ardente.
Non pensi che il tuo squallore interiore,
rende ogni verso un supplizio atroce.
Quasi che “scordar” valga meno,
di quanto possa dire “obnubilar”.
Osi chiamarti Poeta e muore la Poesia,
che perfezion è raggiunta, nel peggio.
Stima non ti offro, né riguardo alcuno,
seppur fossi il solo, a leggerti io soffro.
Piange lacrime d’inchiostro la penna
che conduci, e certo non di gioia.
Il foglio potesse, misero compiango,
scapperebbe dal tuo nefando intento.
Lordi la carta con poetico strame,
ch’avrà pur alto suono, ma resta letame.




Francesco Rivoltanti e involute circonvoluzioni
escono dalle tue mani, scribacchino.
A nulla sospira il cuore di fango
che ti si agita in petto, arrogante.
Tenti la via altisonante ma scopri
che dono di versi non t’è dato.
E dunque d’industri ad elevar registri
ch’al picciol parlare dian splendore.
Ricerchi l’astruso ad ogni costo,
e significante uccide significato.
Forma non v’è che non adoperi
onde violare l’orecchio altrui.
Cerchi il plauso del nulla che legge,
com’acqua chi vaga nel deserto ardente.
Non pensi che il tuo squallore interiore,
rende ogni verso un supplizio atroce.
Quasi che “scordar” valga meno,
di quanto possa dire “obnubilar”.
Osi chiamarti Poeta e muore la Poesia,
che perfezion è raggiunta, nel peggio.
Stima non ti offro, né riguardo alcuno,
seppur fossi il solo, a leggerti io soffro.
Piange lacrime d’inchiostro la penna
che conduci, e certo non di gioia.
Il foglio potesse, misero compiango,
scapperebbe dal tuo nefando intento.
Lordi la carta con poetico strame,
ch’avrà pur alto suono, ma resta letame.


Francesco Vitellini

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