"Pazzo ? Così mi han chiamato ?"
Intonai delirando.
"Fantastico !"
Gridai mentre correvo nella notte uggiosa.
"Adesso che son riuscito a scappare chi è il pazzo ? E ? ridicoli figli di puttana ! Bwabwabwa , finalmente son di nuovo libero, lontano da quell'ospedale di merda"
Questa volta lo dissi con tono normale a eccezione della risata, quella fu semplicemente fastidiosa. Persino per me.
Continuai a correre.
Correre e correre.
Sapevo di non poter tornare in quel posto, gli ospedali non son altro che prigioni in cui i reclusi non hanno neanche i diritti che vengon concessi agli assassini.
Il valore di me, carcerato, era inferiore a quello degli scarafaggi che abitavano sotto il mio letto.
Non siam altro che sterco, fastidioso e accumulativo sterco che non vuol darsi la decenza di crepare.
Ma finalmente son uscito dal cerchio, non sarò più un matto, con la fuga mi creerò un nuovo nome, una nuova vita.
" Sentito figli di troia ?(canzonandoli) vi ho fregati, fregati tutti, ora chi è l'incapace? Chi l'idiota ?"
Così mi chiamavano, idiota, solo perchè non avevo interesse a passar il mio tempo e le mie preziose parole, dono del fato, con loro.
Con loro sciocchi e bavosi umili ominidi.
Nient'altro che purulenti disgustose zecche.
"Ecco, siete piattole, come quelle che appestano i miei ammorbati testicoli, vi venisse una cancrena
al culo, luridi stronzi"
Gridai quasi senza accorgermene.
Non mi è mai piaciuto avere amici.
Avevo una amica, mia sorella maggiore.
Poi è morta, il padron Destino l'ha chiamata a se dopo un malanno.
Era bella.
Oh come era bella, aveva gli occhi pari al buio fondale marino, quando guardava con il suo dolce sguardo anche la più iraconda delle crature rimaneva estasiata.
I capelli poi, come il grano di luglio quando viene tagliato e spruzza il suo acre profumo per tutta l'area di montagna.
E la sua voce...
"Porca puttana laida e vacca dove cazzo sono ?"
Ripetei a tono alto...o forse gridai a voce piena ?
Correndo incessamente tra l'erbaccia.
"Non importa"
Stavo dicendo, la voce di Marina era come il secondo concerto di Rachmaninov suonato da tutta l'orchestra di Vienna, niente era anche solo paragonabile alle note che da lei , come dal piano del maestro, uscivano e si espandevano a tutti gli altri immondi esseri.
Sciocchi, nulla facevano ne potevano fare per meritarle.
L'amavo, eccome se l'amavo, ma come tutti sanno il Destino è un essere che concede quei brevi istanti di gioia con il segreto obbiettivo di rubarli nell'istante di massima felicità, così da trarne maggior sadico piacere.
Mi chiedete se sono arrabbiato con questo grande Dio ?
"Che domanda da dementi, solo dei coglioni patentati potrebbero fare una domanda così da teste di cazzo, siete la parodia di esseri aventi funzioni cerebrali"
Ovviamente no.
Ho capito che per quanto un Dio possa essere incocepibilmente ladro, non occorre prendersela più di tanto.
Poichè faremmo il suo stesso gioco tentando di capire o di ricusare ciò che ci ha tolto, dobbiamo imparare a fregarcene e sputare in faccia alla felicità.
La caducea Felicità che così falsamente elargisce a noi sciocchi sacchi di emozioni, i doni del tempo.
L'unica persona di cui mai mi è importato qualcosa era lei, Marina, la mia sorella maggiore tanto e ripeto tanto, amata.
Cazzo se l'amavo.
Come il Sole ama la Luna.
Segretamente.
Eppure, donandole sempre il suo raggio più affascinante e ispirato.
Che sia al tramonto o all'aurora.
Quel celestiale bacio si dipana dall'astro e raggiunge l'amata con tutta l'intensità che merita il vero amore.
Eppure se n'è andata.
E' morta come tutto ciò che valeva la pena avere accanto.
Tutti gli altri umani non son altro che fetecchia.
"Putridi vermi che si agitano sul globo scambiandosi l'un l'altro liquidi gelatinosi, con l'obbiettivo di riprodursi e con il falso pretesto di ricercare la felicità."
Ululai ringhioso, fermandomi e contorcendo all'indietro la schiena.
Volsi il collo verso l'alto, come dovessi dirlo alla Luna.
L'immonda Luna che mi osservava invidiosa ma indifferente dal cielo corvino.
Bhe, se devo dire una cosa la dirò fino in fondo, poichè di vedere, leggere e sentire ispirazioni su quella vomitevole situazione che è l'amore mi son proprio scartavetrato le palle, tanto che quando vien da pisciare fuoriesce putrescente sangue raggrumato.
"L'amore è solo falsità, niente c'è di vero in quella disgustosa presenza.
Cosa volete da un'altra persona?
Che condivida i vostri sentimenti ?
Falsi, come solo quel cane di Dio sa essere, volete che qualcun altro faccia vece delle vostre paure e vi difendi, vi rincuori.
Schifosi sorci striscianti."
Urlai a pieni polmoni.
Ancora fisso e con il ghigno ribelle tra le sterpaglie.
Mi accorsi della mia immobilità con stupore.
Ricominciai allora a correre con la foga di un levriero sotto chetamina.
E correndo, corsi ancora di più.
Tornai quindi a pensare a voce più alta possibile.
Almeno tutti i telepati all'ascolto potevano far caso alle mie elucubrazioni.
Dite che cercate la felicità ?
In realtà volete non dover badare ai problemi, perchè sapete che i veri obbiettivi che vi siete imposti non riuscirete mai a raggiungerli e allora vi adagiate sulla candida patina di cuoricini e bacetti facendo finta di non vedere la schiena vostra.
Ma il non vedere una cosa non permette la non venuta della stessa.
Poichè.
La vostra schiena è ricolma di purulente piaghe da decubito eruttanti bile, tanto infatti ha scavato il malanno nella carne in decomposizione, in quelli che un tempo erano i vostri reni ma che ormai han fatto l'arrocco con il vostro pancreas cancrenoso.
Allora vedrete il vostro roseo letto d'amore ricoprirsi di schiumosa bava verde palustre, quasi fosse sperma asinino e voi sopra che vi arrotolate lieti del vostro vivere.
Farete finta di non comprendere, non sarete solo immersi entro la sborra di un animale inferiore ma capirete, senza ammetterlo, di averla impastata tra i capelli, inietta fin negli occhi e sopratutto cosparsa per tutta la bocca, sentendo sulla lingua quella viscosità molliccia e raccapricciante senza però volerla sputare.
Ciò significherebbe darla vinta a quella voce del vostro cervello, che grida sommessa : "tu vuoi di più"
Sentirete fin dentro lo stomaco il sapore di maionese rancida, sol allora vi accorgerete che l'intestino perde lo stesso liquido di pollulazione equina sul letto.
Non ci farete caso.
Farete finta che vada tutto bene, disgustosi, deprecabili, come sol il Dio che vi siete creati sa essere.
E io dovrei esser come voi ? O peggio, dovrei diventar vostro amico?
"Puah(sputa un liquido giallognolo) e ripeto Puah(strano adesso par verde), solo Puah(e adesso rossastro, sull'arancione, che incredibile e bellissima macchina è il corpo umano, non trovate ? Ridono i preti) ecco quello che al massimo posso darvi, sputo, che rigetto e ch'è gia troppo per voi che siete nati dalla fiatella di un porco."
Correvo ora con passo spedito, gli sfoghi mi ha sempre fatto bene.
Tranne forse quelli cutanei che mi venivano.
Dopo essermi cagato addosso.
Nelle braghe.
Della camicia di forza.
Strane le parole, lo stesso significato ma due effetti completamente diversi.
Farebbe ridere se non avessi ancora il culo ricolmo di croste infette.
Finalmente vidi una casa, la luce all'interno era spenta.
Una banalissima casa bianca.
Immersa in un campo di grano.
Le mura, rovinate dall'umidità, stavano perdendo cocci di vernice color Crisantemo.
Il tetto pareva solido malgrado alcune parti fossero dissestate vistosamente.
Parevano le assi, davanti l'entrata, creare una croce.
Dopo averci pisciato sopra, entrai tranquillo.
Essendo notte inoltrata, pensai che fosse solo un vecchio magazzino di campagna abbandonato, non mi interessai di alcuno che potesse già trovarsi lì.
In effetti fu così, trovai del cibo mangiabile, conserve di fagioli e qualche salame messo nella stanza più umida per invecchiare.
Un paio di bottiglie di vino buono, quello che in ospedale sapeva solo di piscio di gatto.
Dopo aver divorato il frugale pasto, non senza una certa incapacità per i dettagli, poichè mi sporcai la camicia quasi del tutto di rosso vinaccio fuoriuscente dalle mie rigide membra, caddi tra la paglia.
Mi riposai al fine, con fissa nella mente l'idea di cambiare vita e nome.
Sempre l'idea di cambiar nome e vita.
Prima vita e poi nome.
Ma che cazzo dico, prima nome e poi vita.
Ma che cazzo dico, cazzo dico se lo sto solo pensando ?
"Ora basta, buona notte."
Speriamo al risveglio di aver almeno cambiato nome.
E di colpo giunserò serenità raggiante e ombre sognanti.
Davide Bidin
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