Dalla portafinestra entra una brezza mattutina che m’invogliaa ricordare i bei momenti passati. Nostalgia. Malinconia. Ero in grado diaffrontarle.
Ricordare ad alta voce.
Ricordo la prima volta che ti ho vista a quella festa.Quanto eri bella ed affascinante!
Ricordo l’imbarazzo che provai quando ti accorgestidel mio sguardo e lo ricambiasti! Non avevo il coraggio di avvicinarmi a te ecosì, come se mi avessi letto nel pensiero, mi venisti incontro.
Ricordo la prima serata passata insieme in quelristorantino tutt’altro che chic, l’unico che mi potevo permettere.
Ricordo la prima volta che ti baciai, in riva al mare,dopo un’interminabile passeggiata serale alla luce del sole che, lentamente,era tramontato.
Ricordo quando facemmo l’amore, nella mia utilitaria,col temporale che imperversava e rendeva magico quel momento. Quant’eravamoscomodi! Ma quanto mi sentii realizzato quella notte.
Ricordo…
Ricordo le gite fuoriporta che facevamo nei weekend!Quanti picnic all’aperto, quante visite a piazze e monumenti ricolmi di storiavissuta.
Ricordo la prima volta in cui incontrai i tuoigenitori: distanti, sospettosi, accusatori.. quanto tempo ci volle perconvincerli a farci vivere felicemente quella storia d’amore.
L’amore.
Ricordo la prima volta che ti dissi “Ti amo”e tu, congli occhi lucidi che ricambiasti quel mio gesto con un bacio appassionato edinfinito, che mi fece provare uno stato di beatitudine indimenticabile.
Ricordo le uscite assieme ai nostri amici, al cinema,a teatro, a far sport, al bar, nelle discoteche. Le risate che ci siamo fatti,quanto ci siam divertiti mia cara.
Ricordo quando decidemmo di provare la convivenza e l’emozioneche questa decisione suscitò ad entrambi: un misto di entusiasmo, curiosità etimore del futuro e di ciò che stavamo diventando: una famiglia.
Ricordo quando mi dissi, una sera come tante altre:questa sera non uscire con gli amici, non lasciarci soli. Eri incinta.
Ricordo quando qualche mese dopo, ti chiesi disposarmi e tu, col pancione che cominciava a vedersi attraverso il tuo abito dasera, mi dissi di si scoppiando in lacrime di felicità.
Ricordo i preparativi per il matrimonio, quantiproblemi ci crearono! Ma ricordo anche la tua felicità quando andasti ascegliere il vestito da sposa con tua madre.
Ricordo il giorno del nostro matrimonio, l’emozione el’ansia che avevo addosso e mi faceva quasi balbettare durante la cerimonia, ilsudore che imperlava la mia fronte, l’impazienza di metterti l’anello al dito,la gioia infinita quando baciai per la prima volta, sull’altare, mia moglie.
Ricordo la corsa in ospedale quando ti si ruppero leacque, i disagi del traffico, il panico per la situazione, l’emozione didiventar padre.
Ricordo quando vidi nostra figlia tra le tue braccia,e per la prima volta sentii quanto voi eravate tutto per me.
Ricordo la sua infanzia e le nostre difficoltà di neogenitori.
Ricordo i problemi sul lavoro e la stabilità raggiuntasolo dopo anni di duro tirocinio e mesi di ristrettezze economiche.
Ricordo la mia gioia quando , saltuariamente, potevo permettermi di portarti deipiccoli grandi regali a casa, i tuoi rimproveri per aver speso soldi “inutilmente”ed allo stesso tempo la felicità e l’orgoglio verso di me che ti scaturiva datutti i pori.
Ricordo il primo giorno di scuola di nostra figlia equanto era felice.
Ricordo la nostra volontà di “regalargli” unfratellino o una sorellina.
Ricordo la disperazione quando ci dissero che nonavremmo potuto avere altri figli. Il mio atroce sconforto, il tuo senso dicolpa.
Ricordo che volevi andartene, non volevi impedirmi divivere altre volte quella gioia.
Ricordo la mia ferma volontà nel rifiutare questapossibilità, il terrore che avevo di veder andare in frantumi quella famigliafino ad allora piena di gioia e felicità.
Ricordo quando scappasti dai tuoi genitori senza dirnulla, la rabbia del momento e il sollievo che provai quando, qualche giornodopo, tornasti a casa.
Ricordo la nostra emozione quando chiedemmo l’affidamentodi un orfanello, quello che ora è nostro figlio e che amiamo più di noi stessi.
Ricordo quando mi raccontasti del tuo quasi adulterio.L’angoscia che mi colse. L’incomprensione di quel gesto. I tuoi tentativi dirimediare ad un qualcosa che forse non avevi fatto. Dico forse. Mi dicesti che erisincera. In fondo non ti credetti, ma poco importa ormai, ti perdonai. In fondoanche io ho vissuto una situazione simile, anche io non sono andato fino infondo. E so benissimo che ne sei consapevole anche se in tutti questi anni te l’hosempre tenuto nascosto. I momenti di debolezza nella vita possono capitare.
Ricordo quando mi diagnosticarono un tumorefortunatamente benigno. Il panico di quei mesi. Il tuo non facile sostegno adun uomo palesemente distrutto.
Ricordo l’operazione e la gioia nel saper che eraandata a buon fine.
Ricordo quando nostra figlia si sposò.
Ricordo la tua gioia quando mi vedesti accompagnarlaall’altare. Quanto eri orgogliosa di lei. Quanto eri orgogliosa di noi.
Ricordo bene il giorno in cui diventammo per la primavolta nonni, e poi per la seconda e per la terza.
Ricordo il giorno in cui andai in pensione e la cenache mi preparasti per festeggiare quell’evento.
Ricordo quel viaggio che avevo intrapreso solitarioverso il mare, per godermi qualche giorno di riposo dopo una vita di lavoro.
Ricordo quanto fosti felice all’idea che finalmentepotessi dedicare del tempo a me stesso.
Ricordo il viaggio in autostrada con la nostra auto.
Ricordo l’abbagliante luce dei fari di quel camion,che mi venivano inesorabilmente incontro.
Un colpo di tosse.
Il ritorno alla realtà.
Un bip incessante emesso da quella maledetta macchina ospedaliera, ormaicosi terribilmente familiare.
Il freddo colore di quella stanza in cui ero ricoverato ormai da mesi.
Quell’incidente mi aveva irrimediabilmente rovinato: mi restavano ormaipochi minuti di vita.
Una mano stringeva la mia.
Gli occhi di quella donna che per tutta la vita mi aveva sopportato, amato,accompagnato in mille situazioni diverse.
Le lacrime che scendevano dai suoi occhi tristi contrastavano col sorrisoche si sforzava di regalarmi.
Conflitto interiore, la paura e l'affetto, lo sconforto e la speranza, l’amoreche ancora provava per me e l’odio per ciò che le stavo facendo vivere, miomalgrado.
I miei ultimi momenti sulla terra.
L'ultimo respiro stava per arrivare, me ne rendevo perfettamente conto. Nonavevo paura. Ero solo terribilmente affranto all’idea di lasciarla sola.
Avevo ricordato a voce alta per minuti o forse chissà, per ore, eventidella nostra vita, emozionanti, dolorosi, significativi, a volte forse inutili.
La guardai con la stessa intensità della prima volta, percepii quellestesse emozioni.
Ero felice di provarle, mi avrebbero accompagnato fino alla fine, non miavevano mai abbandonato durante la mia esistenza.
La guardai. Sapevo cosa le passava per la testa. Aveva sempre sostenuto chese uno di noi due avesse dovuto forzatamente abbandonare l'altro per sempre,non ci saremmo lasciati abbattere dall’evento ma avremmo dovuto continuare lanostra vita, come nulla fosse, portando dentro di noi la felicità dei beigiorni passati e non la tristezza del non poterli più vivere.
Era lei la prima sostenitrice di questa teoria.
E sapevo che non ci riusciva. Ma, testarda come sempre, ci provava.
Cercava di non farmelo capire.
Ma sapeva.
Era consapevole del fatto che la comprendevo. E quando ripensava a questodettaglio, lo capivo.
Dal suo sguardo. Dalla smorfia che assumeva il suo viso.
Dalla stretta più intensa della sua mano.
Mi voltai verso la finestra che offriva uno spettacolare cielo colorceleste, luminosissimo, pieno di energia.
Pensai.
Avevo ricordato tutte quegli eventi in un giorno di primavera, periodo dirinascita della natura, della società, della vita.
Avevo finito di ricordare ed ora me ne stavo andando.
Erano passati pochi minuti, ma ormai non usciva più voce dal mio corpo, nonne avevo più la forza.
La vista cominciò ad annebbiarsi, sentivo freddo, il nulla si stavaavvicinando a rapidi passi.
La sua mano era sempre stretta alla mia.
Il buio arrivò, il senso della vista mi abbandonò.
Ma ero ancora in grado di ragionare, pensare, ricordare.
Ho tenuto dentro di me tutto questo fino all'ultimo, sforzandomi nel farlo per la paura potessepassarmi di mente, che potessi dimenticarmi qualche importante dettaglio.
Non ci sarà bisogno di alcuno sforzo per ricordare in eterno te.
Amore mio.
Tu muori insieme a me.
Amore mio.
Io vivrò sempre dentro di te.
E poi, il semplice silenzio.
Andrea Bidin
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